giovedì 31 gennaio 2013

Colonizzati&Abbrutiti


Piccolo test mnemonico-percettivo. Cosa vi ricordano queste magliette, tutte uguali ma di colore diverso? Vi do un aiutino: pensate ad un(a) noto statista europeo. Ci siete? Ma si, è il famoso United Colors of Merkel.

Anche questa è colonizzazione, peggio di quella aliena dei baccelloni. Nei tre o quattro centri commerciali che hanno costruito attorno alla vostra città negli ultimi anni trovate solo Takko, Deichmann, NewYorker, C&A. Tutta roba(ccia) di fabbricazione cinese ma di inconfondibile gusto tedesco. Il multicolore stile Angela per le donne, giovani comprese; la camicia a quadrettoni, i jeans, le cravattacce sguaiate, gli slip e calzini neri (che nascondono così bene lo sporco) per l'uomo. Uno stile uguale a sé stesso da anni, da decenni. Nel mio viaggio in Germania negli anni '80 ricordo di aver visto le stesse identiche cose esposte nelle vetrine. Allora pensai che ero fortunata a non dovermi vestire con quella roba.

Beh, io sono d'accordo che come italiani ci meritiamo tutto, compreso farci insegnare a cucinare a cinghiate da dei cuochi broccolini del cazzo, ma questa colonizzazione del look da turista tedesco e da Ispettore Derrick e Frau Merkel destinata alla massa della popolazione perché a basso prezzo - visto che, secondo loro, non potremo più permetterci il Made in Italy - è qualcosa che andrebbe lavata con il sangue.
Se non andremo di nuovo in montagna, opporremo resistenza fino alla morte negli Outlet. Non li hanno mica costruiti a cittadella per niente.

martedì 22 gennaio 2013

Wannabe dictator


Mao e Enver Hohxa

"Autocritica? Ma scherziamo???" (Mario Monti)

"Io chiedo agli italiani di darci la maggioranza assoluta". "E' necessario perché così potremmo modificare la Costituzione". (Silvio Berlusconi)

Si candidano a guidare una delle principali democrazie europee -  ottenuta a prezzo di grandi sacrifici di sangue, eppure il loro modello neanche tanto segreto è una bella dittatura stile Mao, alla Nicolae Ceasusescu o alla Enver Hoxha. Non la dittatura non del ma sul proletariato, la cinesizzazione dell'Italia, insomma la peste liberista attualmente in tour trionfale in Europa. Paradossalmente quanto di più totalitario in senso comunista abbiano mai pensato dei fieri anticomunisti borghesi, perché quello che vogliono imporci è un regime di povertà generalizzata con un nucleo di nomenklatura oligarchica ricchissima (la loro), onnipotente ed inamovibile perché fondata sul diritto di censo e trasmessa per via ereditaria a figli e graziosi nipotini. Un regime che non ha bisogno della democrazia ma anzi, vuole eliminarla.
Ascoltateli, i campioni del neoducismo, nelle loro dichiarazioni elettorali. Il fulcro è sempre lo stesso per entrambi. Si lamentano  che, a causa dei partiti politici - ovvero della democrazia parlamentare - non riescono a fare le loro "riforme" ed invocano quindi il potere assoluto. 

B. in ogni intervista televisiva ripete lo stesso copione, ossessivamente. Bisogna cambiare la Costituzione, limitare il potere del Parlamento, dare potere assoluto al premier - cioè a lui, per imbrigliare il potere della Magistratura e fare le riforme. Una dittatura personale, l'Italia come srl unipersonale, per prendersi qualche rivincita rispetto ad una carriera da inquisito seriale e terminarla da impunito totale.

Monti è meno guidato dall'interesse personale, che invece è macroscopico nel suo antagonista, ma è altrettanto pericoloso perché persegue un progetto ideologico che assume connotati da crociata religiosa. E' il parabolano dell'euro, consapevole che, pur di non ammettere di aver sbagliato modello economico, occorrerà andare fino in fondo, terra bruciata e bunker compresi. Anche lui, per il suo scopo e per creare quella dittatura oligarchica di cui sopra, vuole cambiare la Costituzione, si direbbe colpire al cuore la democrazia (ma guarda, mi è tornato in mente un noto slogan eversivo anni '70).

Entrambi, nel rivendicare senza pudore i loro pruriti dittatoriali, sembrano bambini capricciosi ai quali un vicino cattivo abbia bucato il pallone. Non hanno remore a presentarsi come padroni delle ferriere peggiori ed altrettanto caricaturali del DiCaprio di Django, che se potessero ristabilirebbero la schiavitù dei "negri" e rimanderebbero i bambini - i nostri, mica i loro spocchiosi cuccioli di miliardario, a lavorare giù nelle miniere.
Sono uguali, entrambi da evitare come il virus Ebola. Due esaltati afflitti da delirio di onnipotenza, altro che i dictator romani di cui fin troppo dottamente parla Giulio Sapelli. Due drogati di potere. Il delirio dell'imprenditore di successo e quello del professore universitario. Non so cosa sia peggio. Chi conosce il livello di spocchia e la sindrome da colonnello Kurtz che caratterizza tanti docenti italiani sa di cosa parlo.

Chi si esprimesse come loro, non da libero cittadino ma da candidato premier, in qualunque altro paese del mondo occidentale e forse perfino del secondo e terzo mondo, sarebbe gentilmente accompagnato al primo posto di pronto soccorso psichiatrico e sconsigliato di esercitare ancora la politica per incompatibilità assoluta con i suoi principi. Invece nessuno, in Italia e all'estero, tanto meno nella matrigna Europa, si scandalizza dei proclami antidemocratici e - vogliamo dirlo? - eversivi di questi due pericolosi megalomani.
Non fidatevi neppure troppo degli inglesi che sembrano essere preoccupati per noi a causa di questi candidati "unfit to rule Italy". Gli interessi di Sua Maestà britannica non hanno mai coinciso con i nostri e spesso il suo è stato un vero e proprio "kiss of death".
"Per dare lavoro ai giovani servono riforme molto incisive. Riforme che nell'ultimo anno ho constatato che possono essere avviate, ma non portate fino in fondo con i partiti e i loro apparati". (Mario Monti)
Invece di chiamarle riforme, termine proteiforme ed ambiguo come una forma di vita aliena, perché Monti non chiama il suo progetto con il suo vero nome: Shock Economy? Allora capiremmo meglio che la scusa dei giovani è appunto una scusa, infame perché specula sul disagio occupazionale di intere generazioni. Quei figli che non hanno avuto la fortuna di essere principi di sangue monetario. Non vuole dare lavoro ai giovani, vuole solo che diventino unchoosy a calci nelle palle.

Ecco perché non voglio sentir parlare di riforme, in questa campagna elettorale. Perché so che è qualcosa di losco e di nefasto, qualcosa che non dobbiamo assolutamente accettare. Sia che provenga da dottori morte in loden o da nani in fondotinta. Oppure dai loro volonterosi carnefici Casini, Giannino, Bersani, Vendola e compagnia cantante.

Intanto, come ciliegina finale, l'articolo di Münchau sul Financial Times che dichiara Mario Monti inadatto a guidare l'Italia, termina paragonandolo al cancelliere Brüning. La cosa è da brivido lungo la schiena, visto che quello fu uno degli ultimi governi di Weimar, dopo i quali arrivò Adolf Hitler.

mercoledì 16 gennaio 2013

Pifferai, uomini e topi



"Ragioniamo però a due condizioni: Primo, ecco, non si parli di cose che non esistono in nessun posto al mondo, “pareggio di bilancio per costituzione”, cioè noi non è che intendiamo nei secoli castrarci di ogni possibile politica economica." Pier Luigi Bersani, agosto 2011.

Oggi non è una gran giornata. Sarà il nono giorno di influenza senza aver recuperato il sonno né la piena facoltà respiratoria, sarà la politica che spurga da ogni trasmissione televisiva e da ogni social coso, facendoti mangiare il fegato e quello che c'è intorno; sarà infine la lettura di "La trappola dell'euro" di Badiale e Tringali che mi ha messo addosso una gran depressione, visto che gli autori sembrano offrire, nel loro pregevolissimo saggio sulla crisi europea, ben poche speranze di vederci liberare la  zampetta dalla morsa scattata con l'approvazione del Fiscal Compact se ciò dipenderà dalla volontà di una classe politica traditrice ed infame che ci ha venduti per i proverbiali trenta denari.

Già, la citazione dell'inizio; la finta opposizione, di fronte al Parlamento, al contratto capestro di stabilità europeo da parte di chi poi non solo l'avrebbe fatto approvare ma facendo in modo che la maggioranza fosse tale da evitare un eventuale referendum confermativo che avrebbe, scusi il disturbo, dato voce agli italiani su una questione che riguardava null'altro che il loro futuro. Questo è Bersani e questo è il PD che vi apprestare a votare perché "vinca e governi la sinistra". Traditori infami di un'intera nazione. Gli avranno promesso la solita banca? O di più?

Non m'importa che il Fiscal Compact, ovvero l'obbligo del pareggio di bilancio che si tradurrebbe in un continuo ed inutile salasso delle tasche dei cittadini fino a condurli alla povertà, in un quadro di economia reale sprofondata nella recessione, sia talmente inapplicabile ed incostituzionale, a sentire i più autorevoli pareri sia economici che giuridici che, secondo molti, sarà abortito spontaneamente. Possono farmi credere che la sua approvazione da parte del PD sia stata una manovra giusto per tenersi buone le Panzerdivisionen della Merkel e gli usurai della BCE. Bella strategia ma, dal punto di visto  politico, il tradimento rimane, perché il sospetto è che questi siano veramente degli spaghetti liberisti, che dell'economia capiscano solo il verbo mainstream e che il presunto Bersani esoterico, pronto a gettare la maschera e a battersi per riportare il keynesismo di nuovo al trionfo sia una delle solite storie (auto)consolatorie dei massoni progressisti.

Il Fiscal Compact, del resto, è stato approvato a grande maggioranza con soli 65 voti contrari, soprattutto di Lega, IDV e pezzi del PDL. Alcuni parlamentari, come Guido Crosetto (chapeau) hanno espresso parere apertamente sfavorevole al provvedimento, mentre i capibastone di partito, compreso il neoMMammetiano antieuro della domenica Pifferaio Magico Silvio, SegretarioBersani e Mister Serietà Pierferdinando, quel giorno si sono vigliaccamente dati malati. Nemmeno metterci la faccia, su una decisione così cruciale. Sono cose che gli elettori dovrebbero sapere. 

Ecco, le elezioni, l'infinita discussione se sia meglio il pane con l'euro o l'euro con il pane. Eh si, perché quello che avrebbe dovuto essere il vero nocciolo della questione, la priorità assoluta, ovvero il riappropriarsi della sovranità e dignità nazionale, rovesciando il tavolo dei sogni di dominio della Germania rifiutando la sua logica neomercantilistica che, a seguirla, ci retrocederebbe in un Terzo Mondo dove non siamo mai stati, non viene affrontato da nessun partito tranne qualche frangia estrema di destra e di sinistra. 
Non appare nell'agenda nemmeno di quelli, come la Lega, che pure si sono dichiarati a suo tempo contrari al Fiscal Compact e gli hanno votato contro. E' vero, un partito che è talmente miope da non vedere al di là di Varese è difficile che abbia una visione nazionale, per non dire globale. Così, sull'argomento euro, il neosposino Maroni (riaccasatosi con il vecchio con i dané) cincischia e se ne lava le mani - come del resto fa Grillo - invocando un vago ed improbabile referendum popolare che Bersani ha già provveduto ad affossare..

Del PD abbiamo detto; il resto, i cosiddetti moderati, è tutto Partito Unico dell'Euro dove, che ci sia o meno Monti con il suo borghesume a rimorchio, ma espressione di quell'elite economica che è l'unica a guadagnarci e che vuole tutto questo per cancellare decenni di lotte e conquiste dei lavoratori e infine la democrazia, poco cambia. 
B. il non morto ultimamente gioca a punzecchiare la Troika che lo ha defenestrato, buttando là qualche battuta antieuro. Capita perfino che gli scappino affermazioni giuste e condivisibili - a prescindere dal fatto che legga veramente Krugman o Roubini o che Brunetta gli passi semplicemente qualche bignamino, ma non avrebbe mai il fegato di porsi alla testa di un progetto di uscita dall'euro e di opposizione ai diktat imperialisti tedeschi. Peccato, avrebbe avuto l'occasione unica di riscattarsi nei confronti di un paese che ha sempre solo sfruttato per il proprio particulare.
Invece fa il pagliaccio come al solito e addirittura propone Mario Draghi per il Quirinale. Se pensate che gli altri nomi che si fanno per il prossimo Presidente Hindenburghizzato della Repubblica sono quelli di Monti e Prodi, dovreste aver capito che non c'è via d'uscita, a meno di colpi di scena.

E' difficile sfuggire al pensiero unico economico omodosso che tutto avvolge ed omologa, avendo ben cura di non svelare ai servi sciocchi che il paradiso prospettato dal meraviglioso mercato che si autoregola è in realtà la cara vecchia shock economy fatta di depressione, fame e sfruttamento per la massa e di bengodi per i sempre più ricchi. 
Lunedì sera ascoltavo, nel solito talkshow, una discussione da Petit Trianon tra cicisbei maschi e femmine appartenenti alla casta dei giornalisti che poi, per arrotondare, si fiondano in politica. Sono andati avanti  mezz'ora a chiedersi se un reddito di 100.000 euro fosse da considerarsi ceto medio. Sicuramente il pensionato a 500 euro/mese è lumpenproletariat, per chi ricorda Marx.
Questo mentre il noto economista con i baffi a manubrio e il sarto psicotico magnificava la riforma Hartz del 2003, la sciagura che da un lato permette a 7 milioni di tedeschi precarizzati di fare la fame con i 400 euro mensili del minijob e dall'altro fa sparire magicamente altrettanti disoccupati. Riforma che ovviamente Giannino vorrebbe introdurre anche da noi. Come se non fossimo precarizzati abbastanza. Tanto lui abita al Trianon ed intrattiene le Marie Antoniette come economista da salotto e forse si strugge di gettare le briosche dalla finestra al popolo affamato.

Ieri mi è toccato anche discutere in rete con dei connazionali residenti in Germania che mi hanno confermato, se ve ne fosse stato bisogno, che ai residenti tedeschi stanno raccontando la balla che la crisi è colpa nostra, dei terroni mangiapastaalpomodorosottoilsole, come era incaricata di ritrasmettere sul territorio nazionale RadioBerlino Fornero. Voi credevate fossero gaffes, invece stava indottrinando.
Mi è toccato sentirmi apostrofare in questi termini: "Se L'Italia vive al di sopra delle sue capacità, e s'indebita non è colpa della Germania, ma sua. Se in Italia volete vivere bene dovete imparare ad alzarvi la mattina e andare a lavorare e pagare le tasse, non potete vivere sempre con l'imbroglio e con i sussidi europei lavorare lavorare e pagare le tasse."
Con il collaborazionista dall'Italia che subito coglieva l'occasione: "Un governo ad impronta tedesca, a parità di condizioni in tutta Europa? Avremmo da guadagnarci tutti." Proprio vero che i convertiti sono i peggio fanatici.

Non provi nemmeno a spiegarglielo, ai tedeschi o wannabe deutschland che la Germania ci ha finanziato affinché comperassimo il suo surplus mentre le sue banche si riempivano di merda subprime nei mercati finanziari deregolati. Quando la crisi è scoppiata, si sono accorti di essere nostri debitori ed hanno sguinzagliato quelli del recupero crediti, i vari tecnici in loden.  Con lo spread - ovvero l'anticipo sulle perdite dell'uscita dall'euro ed il ritorno alle monete nazionali - ci hanno spremuti ben bene. Poi, non contenti, per salvare le loro banche e tenere in piedi la loro economia drogata a suon di svalutazione sui salari e compressione dei diritti dei lavoratori, per non parlare dei trattati europei disattesi con la protervia del più forte, ci impongono l'Arbeit Macht Frei del lager del Fiscal Compact.
Non provi a spiegarglielo, perché non lo capirebbero, perché è molto più rassicurante la favola del terrone sudicio che non vuole lavorare e minaccia i frutti della laboriosità teutonica. Come quando il baffetto gli raccontava che erano i lavoratori cechi a portar loro via il lavoro e loro cominciarono ad apprezzare la favola del popolo ariano. Sapete, si incazzano se, perdendo le staffe, alla fine si ricordano loro quei tempi e i sei milioncini di ebrei. Il problema è che bisogna ricordarglieli perché, ottusi come sono, sarebbero pronti a ricommettere gli stessi errori anche domani. Il fatto che per la terza volta in un secolo l'Europa sia in pericolo per colpa della Germania non può essere una coincidenza.

Chiudo con una nota lieta ed un omaggio ad Ilaria d'Amico che, nel suo show elettorale su Sky, impavida come Eowyn di Rohan di fronte al Re Stregone dei Nazgûl, ha dimostrato che si può tenere testa al Grande Mentitore e quasi distruggerlo dialetticamente. Non solo a colpi di fact-checking. Brava ragazza.

sabato 12 gennaio 2013

La scialuppa dell'Eurotitanic


Il 2012, anno del centenario dell'affondamento dell'inaffondabile transatlantico Titanic, abbiamo usato spesso la metafora dell'iceberg che ci viene incontro inesorabile, dell'orchestrina che suona incurante della tragedia imminente, delle terze classi private dell'uso delle scialuppe per permettere ai ricchi di salvarsi.
Una metafora talmente attinente alla realtà di questo secondo decennio del nuovo millennio da non volerci ancora lasciare per ritornare nell'ombra della memoria. Voglio sfruttarla ancora una volta, quindi, visto oltretutto il concomitante anniversario dell'affondamento della Concordia, per farvi notare come l'attuale corsa alla candidatura più improbabile, al tutti a bordo, cazzo! al salti su, che salto anch'io è  proprio l'emblema di una corsa disperata al salvataggio di una classe politica che non ha più nulla da perdere. Che sa che in fondo al tunnel non c'è affatto la bianca luce new age ma una fottutissima montagna di ghiaccio che non farà sconti a nessuno quando spezzerà la nave in due con mucho gusto. E perché questi sciagurati pensano che non ci sia scampo? Perché qualcuno gli ha spiegato che "there is no alternative". O forse c'è dell'altro, come vedremo alla fine.

Qualcuno potrebbe pensare che è solo l'Italia che affonda perché l'ha portata sugli scogli un comandante incapace e terrone, che invece di lavorare, fare le riforme e i compiti a casa, stava a sollazzarsi con le moldave e non voleva rispondere ai richiami dei seri tecnocrati in capitaneria. Questa è una storia parallela, appassionante ed emozionante, ma non è l'intero film. C'è un transatlantico più grande sulla rotta dell'iceberg ed è quello che ha convinto la piccola nave da crociera a seguirlo sulla sua rotta suicida. Eurotitanic, il transatlantico venduto come inaffondabile ed irreversibile che degli ingegneri molto disonesti avevano progettato sapendo benissimo che un giorno uno di quegli eventi periodici e sempre più ricorrenti che scuotono il capitalismo l'avrebbe fatta colare a picco. 
Lo ammettono perfino loro di aver previsto un numero volutamente esiguo di scialuppe a disposizione e di aver sprangato le porte per evitare vie di fuga.  Intanto, però, le classi dominanti in prima classe avrebbero gozzovigliato e si sarebbero divertite, facendo illudere anche quelli delle seconde e terze classi, di "stare sulla stessa barca" del lusso e del benessere, accanto ai bravi e dei virtuosi. Come servi ma, che importa, questo è il grande "fogno" europeo.

I difetti strutturali dell'Eurotitanic non gli permettono di resistere ad ulteriori impatti devastanti. Anche se l'onda lunga della crisi dei mutui subprime del 2007 dovesse infine esaurire la sua carica distruttiva sull'Eurozona, vi è il permanere di una deregolamentazione folle in ambito finanziario mondiale e l'assenza di strumenti di controllo e prevenzione di ulteriori crisi. Non è un caso che si stia facendo sempre più accesa la discussione, soprattutto nel Regno Unito e negli USA, sulla necessità di ripristinare la separazione tra banche commerciali e banche d'investimento e di limitare la follia dell'indipendenza delle banche centrali dai governi,  di fatto concessione di mano libera alla speculazione, introducendo controlli di stato sull'attività finanziaria, a tutela dei cittadini e degli investitori. Il mercato non si autoregola affatto, lasciato senza regole diventa solo neoplastico, con buona pace di liberisti e spaghetti liberisti.

Oltre a questi sommovimenti in ambito finanziario, nella stiva dell'Eurotitanic c'è chi sta già forzando le catene per liberarsene e tentare di invertire la rotta. Non sono solo i poveracci greci, già con l'acqua alla gola, o i portoghesi e gli spagnoli, gentaglia che la comandante dalle giacchette multicolori vorrebbe costringere a ballare ancora sulla loro rovina. 
Ci sono i primi eurocrati pentiti (sentite cosa ha detto Juncker nel suo discorso di addio). C'è un socio importante, la Francia che, secondo le previsioni, nel 2013 potrebbe essere raggiunto dalla crisi vera ed accorgersi della incompatibilità tra la sua aspirazione all'uguaglianza e il desiderio tedesco di egemonia (cit. Martin Feldstein, 1997) e decidere di non poter più accettare di restare nella trappola dell'euro.
La Gran Bretagna potrebbe poi uscire dall'Unione Europea, visto che già rifiutò - saggiamente, diciamo a posteriori - di aderire all'Eurozona.
Uno solo di questi eventi potrebbe significare il liberi tutti, la fine dell'euro e potrebbe dare un inatteso aiuto alla nostra classe politica divisa tra incapaci e spocchiosi incapaci. Il solito culo degli italiani. Trovarsi in una situazione in cui qualcun'altro toglie le castagne dal fuoco per noi.
Intanto guardiamo questi candidati affrettarsi sul ponte per agguantare qualche bambino per poter salire sulla scialuppa delle donne, strappare il salvagente al vecchio paralitico, fare razzia di tutti i posti disponibili per parenti, amici e famigli ed avere l'oscena pretesa di rappresentarci alle prossime elezioni. 
Tra l'altro sarebbe carino chieder loro perché si comportano così, da si salvi chi può, da saccheggio finale, quando dovrebbero sapere che la nave è inaffondabile ed irreversibile e che Mario il Grigio ci ha salvati con il suo bastone magico. Oppure anche loro sanno la verità?

venerdì 11 gennaio 2013

Gigante della menzogna


Che rabbia fanno quelli che, senza essere suoi sostenitori, naturalmente, ma addirittura strenui oppositori, gridano sui social network: "E' un gigante della comunicazione, rivincerà!" solo perché una trasmissione televisiva ha commesso per l'ennesima volta l'errore fatale di lasciarlo libero di spurgare menzogne qual è sua specialità. Come lasciare che un ragno sputi la sua tela dove alla fine ti intrappolerà.

Io che ho gli strumenti professionali per non seguirlo nei suoi deliri, ho visto solo un patetico e velenoso vecchio fascista che ringhiava come Totò Riina contro i "comunista" davanti ai giudici del suo processo. Un essere orrendo nella sua tragica decadenza - del resto basta guardare questa foto dove appare ciò che è, un morto che cammina - un satrapo mummificato terribilmente simile ai gangster dello schermo come Tony Montana, Michael Corleone e De Niro-Al Capone. La fascinazione che provate per lui, o grulli, è la stessa che provate al cinema per questi cattivi, per queste canaglie. L'anomalia italiana consiste nell'aver dato ai suoi cittadini la possibilità e la voluttà di farsi governare da un cattivo dello schermo. Basterebbe che qualcuno schioccasse le dita e risvegliasse questi idioti dal sogno e catalogasse questo individuo per ciò che è: un volgare manipolatore.

Questo losco figuro non è un gigante della comunicazione, a meno che non consideriamo il delirio psicotico come modalità normale di comunicazione. Vi sembra il caso?
E' possibile che nessun giornalista abbia ancora pensato di richiedere la consulenza di uno psichiatra e criminologo per gestire un intervista con B.? Se non altro per evitare il fenomeno della banale sudditanza psicologica? Scoprirebbe inoltre che quelli come lui, gli pseudologi fantastici (o bugiardi patologici) fanno della menzogna un'arte e riescono, con abilità da ragno, appunto, ad intrappolare in reti di bugie i propri interlocutori. Come tutti gli psicotici, non vanno seguiti nel loro delirio, non bisogna lasciare che vi ci trascinino dentro, come ci insegnano al primo anno di psicologia.
Gestirli non è facile, ma basta smontare con calma ogni loro bugia, ridicolizzandone la platealità: "Ma come le spara grosse, lei è un bugiardo, ma non mi faccia ridere, lei è ridicolo, a chi vuole far credere una balla simile?" 

Quando ha detto che nel 2009 non c'era la crisi bastava fargli vedere un video dove lui diceva la stessa cosa ma in realtà nel 2010 e che quindi aveva mentito. ("Suvvia, che balle ci sta raccontando, confonde il 2009 con il 2010?") 
Ogni volta che ha fatto capire benissimo che solo una dittatura alla nordcoreana con lui nella parte di Kim Il Sung potrebbe governare l'Italia, avete sentito Santoro o Travaglio difendere il concetto di democrazia o difendere la Costituzione da lui vilipesa? Ah già, quello è compito degli show oppiacei alla Benigni. ("Ma non si vergogna a negare la democrazia, vecchio satrapo fascista?")
Dovevano massacrarlo a colpi di realtà, come scrive Emiliano Brancaccio. Confutare ogni sua menzogna con i fatti, con l'operato del suo governo. Invece tutti a farsi avviluppare dalla bava immonda fino ad autoannichilirsi. Perfino Travaglio, che invece di fargli domande nuove, fresche, d'attualità, si è narcisisticamente autocitato, ha letto il compito in classe e alla fine sembrava uno scolaretto intimorito dalla maestra quando il boss ha letto il contenuto di un chiaro fascicolo riservato preparatogli da qualche  compiacente scherano. 
Per il suo pezzo forte, la manganellatura a Travaglio, lo hanno addirittura fatto sedere alla scrivania, ossia ad un posto di comando, con Travaglio costretto a sedersi sulla poltrona fino a quel momento scaldata dal suo culo, ad assimilarne l'energia negativa. Come dare la kriptonite a Superman. Una strategia talmente perdente che si spiega solo con la combine, con il gioco di squadra. Un pessimo servizio pubblico all'Italia che è stata ancora una volta convinta di essere di fronte ad un grande comunicatore invece che ad un volgare Joker. E naturalmente pessimo giornalismo da dimenticare. 

A proposito, un giornalista volonteroso potrebbe andare a chiedere a Erdogan se si ricorda se quella famosa mattina alla riunione della NATO, con la Merkel sui carboni ardenti, ricevette veramente una telefonata da B. per la questione Rassmussen. Immaginate se, per ipotesi, Erdogan, a differenza di Mubarak che non è più in grado di testimoniare, rispondesse "No, assolutamente, non mi risulta, ma che minchia va dicendo?" Sarebbe un bello scoop, non credete? Insomma sarebbe carino sentire la campana turca. Così, per curiosità.

venerdì 4 gennaio 2013

Elezioni precoci


Buon anno a voi, cari lettori, e buon anno al nostro paese che il mese prossimo andrà alle urne per il suo primo episodio di elezione precoce. Elezioni invernali per l'inverno della democrazia.
Febbraietto corto e maledetto, si dice. Quest'anno lo sarà ancora di più, con una campagna elettorale che si preannuncia come un unico coro di eurocrati con qualche stecca di corno e qualche voce dissonante. Così poche che forse le noteranno solo i fortunati dall'orecchio assoluto. La sensazione è che, chiunque vinca, il nostro destino sia comunque segnato. A meno di colpi di scena dell'ultimo minuto e di poco probabili ravvedimenti.

Il fronte degli eurocrati a menu fisso e scarso, il Partito Unico dell'Euro, è rappresentato ovviamente in primis dal Salvatore (dell'euro a spese degli italiani) Mario9000 Monti, che prima non si candida, poi si candida, tanto si sa benissimo che si candida e che la sua agenda sarà la nuova versione delle tavole della Legge. Io sono il signore euro tuo, non avrai altro euro all'infuori di me. Il bello è che anche qui, come nel caso di Mosè, non è farina del suo sacco. Lui riceve ordini dal cespuglio in fiamme,  torna giù da sé stesso e tira mazzate ad un popolo che non ha neppure un vitello d'oro da adorare perché se lo è venduto per poter pagare le tasse per i fondi salva stati che i tedeschi fanno pagare a noi.

Mario9000 piace enormemente al borghesume di cui è archetipo, alla razza padrona, tanto che il suo parco sostenitori alle prossime elezioni, più che un'insieme di forze politiche, sembra il foyer della prima della Scala  pieno di padroni delle ferriere, sciurette cotonate, arricchiti, marchesidelgrillo e piemontesi con l'orologio fermo ai tempi dei Savoia.
Il suo governo, conseguenza del primo golpe iperborghese della storia avallato da un comunista, è stato il perfetto esempio di governo controrivoluzionario senza la rivoluzione. Il governo che ha un'unica voce in agenda - quella vera, non quella per la stampa edulcorata dalla penna del piddino: "Fottere i lavoratori". O meglio, fottere coloro che dipendono da un salario o pensione per vivere e che, se hanno qualche risparmio investito nel mattone, dovranno risputarlo perché il governo gli metterà il dito ben in fondo alla gola.
Se volete la conferma della spocchia, del merdoso senso di superiorità dei ministri sorprofessori del governo Monti abbiate lo stomaco di guardare questi videoblob del Fatto Quotidiano:

Video-blob: un anno di governo Monti (prima parte)Video-blob: un anno di governo Monti (seconda parte).

Un freak show di mediocri fenomeni da baraccone convinti di essere dei geni, capitanati da quel Monti che, un anno fa,  escludeva di essere ancora in politica in futuro. Uno che, in un frammento del video, porta la Grecia ad esempio del successo dell'euro! 
Il meglio però è nella seconda parte, dedicata ai ministri per caso di questo governo tenico. Le ministre chiocce con i figli spalmati su due o tre posti fissi e ben remunerati che esortano i figli degli altri ad accontentarsi della minestrina e della mela cotta. La piagnona choosy, la scimmietta non sento che non si pente della sua riforma ammazzalavoratori, tanto si consolerà con l'orto che giustamente si rifiuta di donarle i suoi frutti. 
E ancora Polillo, il sottosegretario all'economia, che dice agli esodati di non agitarsi troppo. Lui li preferisce mescolati. Gli OGM "che fanno bene" di Clini, il ritorno al nucleare sempre del ministro ironicamente dell'Ambiente. L'altro sottosegretario Martone, il docente prodigio, il bambino con i baffi che dà degli sfigati ai fuoricorso. Gente da dimenticare come un incubo dopo una peperonata a cena.

Questa destra reazionaria in loden e chanel è peggio di quella del Bagonghi, dello Smemorato di Arcore che non si ricorda di aver costretto un Parlamento di suoi servi a giurare che una puttanella marocchina era la nipote di Mubarak perché così lui aveva millantato per telefono ad un pubblico ufficiale. Che non si ricorda di aver promesso di non candidare amici siciliani dalle coppole chiacchierate e poi il giorno dopo crea una lista apposta per Dell'Utri. E' una destra peggiore perché, a differenza dello Smemorato, questi non devono rendere conto a nessuno, non hanno il romanticismo del "mi hanno votato gli italiani" e soprattutto non sono altrettanto ricattabili. Sono rotti a tutte le intemperie, hanno guardato troppo in fondo al baratro ed ora il baratro guarda loro. Sono preda del delirio di chi è convinto che la Storia sia finita e che abbia dichiarato la loro vittoria a tavolino. Vittoria che è lì a portata di mano, basta solo superare un ultimo ostacolo, ovvero eliminare le ultime voci dissenzienti. Silenziarle, ha detto utilizzando una terminologia da killer prezzolato, il presidente del consiglio. 

Se il problema fosse solo il borghesume reazionario le cose sarebbero tutto sommato gestibili. Il problema è che nel foyer ci sono anche i collaborazionisti smaniosi di collaborare. Quelli che non si sono ancora accorti che lo avranno dato via per niente e che rimarranno come l'altra volta a piagnucolare che "ci rubano le elezioni". Vedrete se mi sbaglio, con la manovra a tenaglia che stanno organizzando i restauratori della Grande Balena Bianca, l'unico sistema di potere che l'impero considera affidabile per questa pittoresca provincia mediterranea.
Povero Bersani, esponente di quel sottopotere piddino che per una dirigenza in una partecipata locale si venderebbe altro che l'anima e altro che al Diavolo. Potrà anche vincere le elezioni ma se il centrosinistra è pronto a sottoscrivere con il sangue (nostro) la cura letale di Monti, con appena qualche dettaglio di differenza per salvare le apparenze, perché non gli è concesso fare diversamente, cosa cambierebbe in concreto per noi?

Questa è la guerra dei miliardari contro la piccola e media borghesia, la classe che ha dimostrato che, con i diritti dei lavoratori e un buon welfare, il popolo può raggiungere un certo grado di benessere e salire nella scala sociale. Questo, per i ricchi che hanno una concezione aristocratica della ricchezza, basata sul sangue e sull'affinità di conto corrente, è insopportabile. Amano essere in pochi e vorranno essere ancora meno in futuro. Basterebbe un partito con dei buoni numeri che decidesse di difendere quel ceto medio sotto attacco e si opponesse all'eutanasia di democrazia e diritti che vuole l'oligarchia dei super ricchi ma quel partito non è il PD, che ha deciso di curare i propri interessi, le proprie botteghe chiare ed oscure e i propri investimenti. Esattamente come ha sempre fatto e farà ancora B. Alla faccia dei lavoratori.


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